Le prime luci dell'alba ci hanno portato sollievo e tristezza. Sollievo perché la luce riesce sempre ad alleviare la paura, tristezza perché la stessa luce ci ha dato modo di vedere bene ciò che era successo alla nostra città. Molte case si erano aperte in due come gusci di noce e lasciavano intravedere cosa c'era all'interno. Alcune erano proprio irriconoscibili, senza più il tetto, senza pareti a dividere le varie stanze. Altre sembravano intatte, senza una crepa sul davanti, ma bastava girare intorno per accorgersi che era rimasta in piedi solo la facciata e che dietro non c'era quasi più niente. La scuola, la mia scuola, aveva un grande squarcio al centro, proprio là dove c'era la biblioteca in cui andavamo a prendere in prestito i libri il mercoledì pomeriggio dopo il pranzo. Lo studio della formica pediatra, dove tante volte i miei genitori mi avevano trascinata a forza perché proprio non volevo saperne di entrare per paura di iniezioni o sciroppi disgustosi, era pieno di buchi e sembrava una fetta di groviera. perfino la chiesa era stata presa di mira da quella Cosa crudele e il campanile spezzato in due si era conficcato nel terreno, quasi fosse un ramoscello infilzato nella sabbia del mare. Il palazzo della formica regina e il mercato dei chicchi di grano, l'ospedale e l'asilo, il parco giochi dei piccoli e il laboratorio della formica artigiana:tutto distrutto! è questo il momento più triste della storia che sto raccontando. Avevamo capito cosa fosse realmente accaduto: le nostre vite, in pochi secondi, erano completamente cambiate. E ci chiedevamo:<<Che ne sarà di noi>>.
formigone
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