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giovedì 19 febbraio 2015

Alcuni pensieri che possono portarti alla morte?

Esperimenti d’un tempo e casi moderni convincono sempre più sull’attendibilità del vecchio detto secondo il quale lamentarsi troppo attrae la negatività, ancor peggio la morte.


A volte per desiderare qualcosa basta volerlo, come insegnano le filosofie più moderne. Ciò che serve per ottenere qualcosa è anche una straordinaria forza di volontà che in certi casi risulta essere l’unica spinta incoraggiante sulla quale si posa contare. C’è chi d’altronde sfrutta questa volontà per nutrire sentimenti ben più pessimistici. Come il pensare positivo ha degli ottimi risultati quando si ha bisogno di una marcia in più, lo stesso vale per l’obiettivo opposto: un atteggiamento negativo e brutti pensieri possono portare a conseguenze pessime. È quello che i ricercatori chiamano l’effetto nocebo.
Chi fosse superstizioso dovrebbe scacciare immediatamente pensieri di questo tipo, come se fossero una specie di peste dell’era moderna. Infatti i cosiddetti uccelli del malaugurio lanciati per ripicca o per cattiveria sono un fenomeno ricorrente: a volte è più probabile ammalarsi quando si pensa di esserlo piuttosto che quando non ci si pensa affatto. Più che esser vittima di una stregoneria sembra che proprio che alla gente piaccia darsi la zappa sui piedi. In pratica l’aspettativa di ammalarsi è più fatale del virus stesso.
Vomito, senso di vertigini, mal di testa e persino la morte spesso sono innescate automaticamente quando auguriamo a noi stessi di non ammalarci, come un rito che funziona al contrario. Così come l’effetto placebo che esaudisce le aspettative di un paziente in attesa di guarigione, esiste anche il meccanismo che può innescare il procedimento opposto: è il cosiddetto “effetto nocebo”.
L’effetto nocebo può esser la soluzione al perché certe case o luoghi sono considerati maledetti oppure il motivo per cui le persone che vivono vicino a turbine eoliche lamentano sempre disturbi come vertigini, insonnia e vomito. Un altro esempio pratico è il caso di quando ci si sente febbricitanti appena dopo un vaccino, quando si pensa che il mal di testa sia dovuto all’uso spropositato del telefono cellulare. L’aneddoto più antico sull’effetto nocebo risale al 18esimo secolo.



Alcuni studenti di medicina fecero uno scherzo ad un assistente odioso che avevano preso di mira all’università. Lo bendarono e lo stesero per terra facendogli credere che l’avrebbero decapitato. Lo scherzo finì male perché nel vedere uno straccio sporco di sangue sul proprio collo, il malcapitato morì sul luogo credendo che fosse la lama tagliente.
Ce ne sono un’infinità di storie simili ma i dottori secondo le ricerche degli ultimi 10 anni danno come spiegazione all’effetto nocebo un processo che inizia nel cervello stesso. Così come il corpo ha la capacità di guarire grazie all’effetto placebo, ha anche la capacità di ammalarsi o di peggiorare una condizione con l’effetto nocebo. Nonostante i dolori possono esser sia reali sia immaginari, studi hanno registrato dell’attività nervosa: ad esempio casi in cui la spina dorsale ha cominciato a sentire dolore ancora prima che il cervello ne fosse cosciente.
Anche un medico italiano è a favore del potere della suggestione: ha scannerizzato l’attività cerebrale notando che l’ipotalamo si attivava producendo una serie di ormoni. In pratica se qualcuno crede fermamente nella propria malattia pensando di esser senza via di scampo, la funzione esercitata da quegli ormoni potrebbe essergli fatale. In alcuni casi, le credenze popolari non hanno tutti i torti, in questo caso è vero che lamentarsi sempre e troppo attrae la negatività.

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